Antichi mestieri in Toscana: il pastore e la transumanza in Lunigiana

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La transumanza: antica pratica appenninica

 

Cristina Mariotti e Franco Piagneri Seratti: l’ultima generazione dei pastori lunigianesi proveniente dalla Valdantena

 

In Lunigiana, terra di confine tra Toscana, Liguria ed Emilia, il tempo sembra essersi fermato: tra i borghi d'Appennino e le campagne rigogliose, ancora oggi ci sono persone impegnate con grande passione in antichi mestieri.

 

Nonostante la forte industrializzazione del dopoguerra abbia causato un lento e inesorabile abbondano delle campagne, con la conseguente decadenza di tradizioni rurali e il progressivo allontanarsi da uno stile di vita agreste, in certi angoli di Lunigiana è ancora possibile vedere le pecore e le mucche attraversare la strada, guidate da cani da pastore e da conduzione e dirette verso i pascoli di altura.

 

Tra i mestieri più diffusi, in questo territorio, un tempo vi era senza dubbio quello del pastore, antico e nobile ruolo che comportava, e comporta tuttora, grandi rinunce e sacrifici. Non ce ne sono più tantissimi, ma alcuni pastori lunigianesi resistono allo scorrere del tempo.

 

Nelle campagne, con l'arrivo dell'estate, i pastori preparavano le greggi a intraprendere la Transumanza, un'antichissima pratica di migrazione stagionale del bestiame lungo sentieri tortuosi, per allontanarsi dal caldo del fondovalle e raggiungere le alture e i pascoli freschi.

 

Per sua stessa definizione, il termine Transumanza, di derivazione latina (trans - humus), fonde insieme il concetto di attraversamento (Trans) con quello di terra, suolo (humus). Transumanza evoca il rumore degli zoccoli dei capi di bestiame che si muovono lungo antichi percorsi, attraversati nei secoli da pellegrini, soldati, mercanti che avevano bisogno di valicare l'Appennino.

 

Ancora oggi, in alcune aree della Riserva di Biosfera MAB UNESCO dell'Appennino Tosco Emiliano, uomini e donne, nonostante mille difficoltà, portano avanti la tradizione della pastorizia e conducono le greggi in transumanza nei mesi estivi, vivendo a contatto con la natura e gli animali. 

 

Anche i pastori moderni soggiornano nelle capanne, attrezzate con fornelli, utensili e piccoli generatori elettrici per meglio rispondere alle necessità del XXI secolo. Cristina Mariotti e Franco Piagneri Seratti rappresentano l'ultima generazione dei pastori lunigianesi proveniente dalla Valdantena.

 

Ogni anno, con l'arrivo della bella stagione, Franco e Cristina spostano i loro animali da Versola, piccolo borgo rurale ai piedi dell'Appennino Pontremolese, verso i Prati di Logarghena a Filattiera, una delle aree ambientali di maggiore interesse all'interno del Parco Nazionale dell'Appennino Tosco Emiliano, ai piedi delle vette dei monti Marmagna e Orsaro. Franco e Cristina, soci di lavoro, hanno deciso di abbandonare la vita cittadina (lui pontremolese, lei bolognese), e di rifugiarsi tra i monti di Lunigiana per condurre una vita bucolica, lontano dallo sviluppo tecnologico.

 

Articolo tratto da Il Portale dei Parchi italiani ►►

 

 

La straordinaria storia di Giancarlo Boschetti, il pastore che percorre d’estate gli antichi sentieri della transumanza e vede cinghiali, caprioli, lupi e aquile

 

E’ partito anche quest’anno dalla natia Tavernelle diretto alle cime appenniniche con pecore, capre, cavalli e cani, Giancarlo Boschetti, pastore da infinite generazioni. Percorre i sentieri della transumanza percorsi nei secoli dagli avi che dalla Lunigiana portavano le greggi dall’altra parte del crinale, in territorio emiliano.

 

“Sono molti lustri che conduco le mie pecore di razza massese dopo il Passo della Colla, sul Monte Navert, 1.700 metri; resto qui con i miei animali tutta l’estate, rientro di solito a fine settembre, dipende dalla stagione”.

 

Giancarlo risponde volentieri al cronista con cui parla lo stesso dialetto e condivide il gergo in uso fra i pastori; termini come rimonta, mastite, “cani bianchi” non sono un mistero; per “cani bianchi” s’intende il pastore maremmano, l’antilupo per eccellenza.

 

“Sono l’unico a non averli - spiega Boschetti - perché se porti le pecore dove passano gli escursionisti, capita non facciano troppa distinzione fra uomini e lupi... Preferisco i border collie: veloci, docili e obbedienti spostano a comando il gregge da un pascolo all’altro; non possono sostenere uno scontro contro i lupi ma danno l’allarme quando li vedono. Del resto le mie 250 fra pecore e capre con 9 cavalle e 6 puledri, la notte la passano in un recinto antilupo di 600 metri quadri, alto oltre 2 metri; a poca distanza ci sono io che dormo in roulotte: la presenza del pastore è fondamentale. Il predatore ne avverte la presenza e sta lontano“.

 

Articolo tratto da La Nazione Massa Carrara ►►

 

 

Pubblicato il:
22.02.2021
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