
Due antichi borghi che diventano un solo comune scrivono una storia che va oltre il percorso politico e tecnico necessario a unire realtà amministrative diverse. Dopo il parere favorevole dei cittadini espresso nel referendum del 6 e 7 ottobre 2013, dal 1 gennaio 2014 Scarperia e San Piero a Sieve hanno scelto di diventare un Comune unico della Città Metropolitana di Firenze, Scarperia e San Piero, decidendo di condividere non solo gli stessi organi di rappresentanza ma andando oltre in un processo allargato alla stessa identità cittadina e al modo di tutelare il proprio rispettivo passato in un’ottica rivolta la futuro.
I sindaci di allora, Federico Ignesti e Marco Semplici, hanno voluto raccontare assieme alla giornalista Elisabetta Boni la storia di quei giorni, ricordando le ragioni di quella scelta, i momenti politici ed i passaggi istituzionali nel libro “L’improbabile unione”, edito nella collana I libri della Giunta regionale, presentato il 3 giugno a Firenze a palazzo Strozzi Sacrati nel corso di un incontro al quale sono intervenuti il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani assieme agli autori del volume.
“San Piero e Scarperia – ha dichiarato Eugenio Giani – ci hanno dimostrato che il coraggio di queste scelte ripaga in termini di risorse liberate per migliorare servizi e fare opere pubbliche in un nuovo spirito di comunità”.
Una fusione storicamente fondata – nelle parole di Giani - alla quale dovremmo riconoscere di aver recuperato il senso della nobile storia locale che ha segnato così profondamente l'epoca pre - Medicea, quella Medicea di Lorenzo il Magnifico e di Cosimo il Vecchio, fino all'epoca ducale e poi granducale dei Medici, con la scelta di Cosimo I di intraprendere la costruzione della fortezza di San Piero. In questa dimensione è evidente che l'operazione politico-amministrativa che è stata fatta è stata straordinaria. La forza degli amministratori da allora è stata la capacità di persuasione, di ascolto, il metodo delle assemblee e la capacità di organizzare il nuovo Comune. Questo libro lo racconta e attribuisce a tutti il giusto riconoscimento nella storia a chi ha avuto la forza e il coraggio di costituire con senso di modernità uno dei comuni delle antiche “terre nuove” dei Medici”.
“La scelta di unirsi – ha dichiarato Marco Semplici, ultimo sindaco di San Piero a Sieve - è stata positiva per il Mugello, per la Toscana e ancora di più per tanti piccoli comuni d'Italia che pensano di intraprendere questo percorso. La nostra fu allora una grande riforma partita dal basso e il cui esito non era certo scontato. cittadini. Abbiamo sempre cercato la partecipazione dei cittadini e non è stato facile ma necessario per guardare lontano.
“I prossimi anni – ha continuato Semplici - richiederanno ulteriori sforzi ma sono fiducioso se riusciremo a guadagnarci l'attenzione e la disponibilità dei cittadini in tutto il territorio del Comune. Dovremo far leva sullo spirito riformistico e il fascino di una politica realistica e radicale. Serve oggi una visione chiara delle scelte da compiere, recuperando la gentilezza per andare incontro agli ultimi, alle loro solitudini e alle povertà economiche, sociali e culturali che affliggono questi anni”.
“Dal referendum del 6 e 7 ottobre 2013 – ha spiegato Federico Ignesti, sindaco del Comune di Scarperia e San Piero - è iniziato il cammino che raccontiamo in questo libro. C’è il resoconto degli incontri con i cittadini, le iniziative fuori dai bar, nei circoli, con i giovani, con i rappresentanti delle attività economiche".
"Il percorso di unione – ha concluso Ignesti – doveva essere condiviso per riuscire a comprendere l’importanza della scelta che avremmo dovuto fare. Non sarebbe stato giusto e possibile separare gli aspetti amministrativi dalla volontà dei nostri cittadini. Certo, ci sono state anche visioni campanilistiche, ma è bene che ci siano state. Le fusioni aiutano a mantenere i “campanili” perché danno accesso a quelle risorse che servono a sviluppare le tradizioni storiche, fare le manutenzioni, per valorizzare i borghi, le chiese, le attività economiche e culturali”.