“Le dittature serrano i cuori”, la notte di san Bartolomeo. Giani: “Tramonto della libertà”

Cultura
9 maggio 2025
14:58

“Le dittature serrano i cuori”, la notte di san Bartolomeo. Giani: “Tramonto della libertà”

“Le dittature serrano i cuori”, la notte di san Bartolomeo. Giani: “Tramonto della libertà”

È passato quasi un secolo dalla notte del 3 ottobre 1925, quella che i fiorentini chiamarono “notte di San Bartolomeo”. Una notte segnata dagli omicidi di Giovanni Becciolini, antifascista, socialista e massone, Gaetano Pilati, deputato socialista, Gustavo Console, corrispondente locale del quotidiano L’Avanti ! e di quattro operai dei quali non si conosce ad oggi il nome per mano delle squadracce fasciste cittadine, che nei giorni precedenti imbrattarono Firenze con saccheggi di negozi, pestaggi e incendi sotto gli sguardi complici di tutte le autorità di pubblica sicurezza.

Il resoconto di quella notte, nella quale la testimonianza di Gaetano Salvemini, storico e deputato socialista dal 1919 al 1921, riferisce di oltre duecento appartamenti del centro di Firenze saccheggiati o distrutti, vive oggi nelle pagine di “Le dittature serrano i cuori” scritto dal giornalista senese Stefano Bisi, dal 2014 a fine 2024 gran maestro del grande Oriente d’Italia, presentato a Firenze nella Sala Pegaso della sede della Giunta regionale toscana.

“Il libro di Stefano Bisi – nelle parole di Eugenio Giani - colma un vuoto illuminando fatti ancora poco conosciuti ma fondamentali per comprendere l’ascesa e l’evoluzione del fascismo in Italia.

A Firenze si manifesta nel modo più violento il crepuscolo della democrazia liberale e il passaggio dalla libertà alla dittatura, in una città che dopo la Prima guerra mondiale diventa teatro delle imprese squadriste più ignobili e delle divisioni all’interno della stessa federazione del partito fascista, dove si confrontano la fazione gentilizia e nobiliare della “prima ora”, nella quale spicca la figura del marchese Ridolfi, e quella squadrista che annovera fra le sue fila Amerigo Dumini che, come ricorda Emilio Lussu nel suo libro Marcia su Roma e dintorni, gradiva presentarsi come "Dumini, nove omicidi!" “. Era l’uomo che a Carrara, il 2 giugno 1921, assieme ad altri, uccise il socialista Renato Lazzeri e sua madre, il 23 ottobre dello stesso anno sequestrò il parlamentare repubblicano Ulderico Mazzolani. Sempre nel 1921 fu il fondatore del settimanale "Sassaiola fiorentina", dove propugna un fascismo particolarmente violento e oltranzista e  il 10 giugno 1924 ebbe un ruolo determinante nell’omicidio del deputato socialista Giacomo Matteotti. Un epigono di quello squadrismo che verrà descritto proprio da Matteotti nella sua relazione alla Camera del 30 maggio 1924.

Giacomo Matteotti era un riformista – ricorda Giani - come riformisti e repubblicani erano Giovanni Becciolini, Gaetano Pilati e Gustavo Console. Persone pericolose per il loro alto senso della libertà, dei diritti, della democrazia, dell'attenzione ai fragili e testimoni di quell’alleanza fra il merito e i bisogni della quale parlava Claudio Martelli nella stagione migliore del socialismo italiano.

Tre figure straordinarie: il geniale imprenditore Pilati, il giovane Becciolini che stampa volantini nella sede del dopolavoro ferroviario e l'avvocato Console, una persona di assoluto prestigio. Persone che per molti hanno rappresentato uno stimolo e un modello nel loro percorso umano e politico e dovrebbero essere più conosciute. Il libro di Stefano Bisi è il contributo ad una memoria condivisa dei loro valori”.

“Questo libro è stato scritto – spiega Stefano Bisi - alla fine del 2024 come promemoria per le istituzioni pubbliche e per i cittadini affinché si ricordino che il 3 ottobre del 2025 sarà il centenario di quella notte dell'apocalisse, come la chiamò Vasco Pratolini. Io credo che questo anniversario vada celebrato degnamente come un itinerario per la libertà. Sarebbe bello se il 3 ottobre del 2025, in quella serata, le istituzioni pubbliche, i cittadini, le associazioni andassero nei luoghi dove dove è stato ucciso Giovanni Becciolini in via dell'Ariento, in via Bertelli dove a Gustavo Console toccò la stessa sorte e in via Dandolo dove venne ammazzato Gaetano Pilati. Sarebbe un giusto tributo alla memoria di tre antifascisti, due dei quali Massoni, i Becciolini e Console che hanno dato la vita e che non hanno visto l'alba della libertà”.


“Un attacco premeditato, al pensiero libero – continua Bisi - che ha avuto pesanti conseguenze sui familiari delle vittime. Nel percorso di approfondimento dei fatti raccontati nel libro ho incontrato le vicende dei familiari: quelli delle vedove di Giovanni Becciolini, di Gustavo Console e Gaetano Pilati, dei loro figli costretti ed essere esuli pagando per questo un prezzo altissimo. L’anniversario dovrebbe essere celebrato anche per loro, per ricordare quel di più di crudeltà che lo squadrismo fascista fiorentino della “prima ora” riuscì a mostrare”.