Marino, l'orto e l'indipendenza

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Sguardi Marino, l'orto e l'indipendenza di Iacopo Melio

 

Marino ha settantacinque anni, una vita tra le vigne e due nipoti a riempirgli le giornate e la pensione. Le mani di Marino sono rugose e ruvide, segnate da lavoro, fatica e umanità Un vero toccasana per le carte che, in questo modo, non scivolano quando l'uomo urla 'scopai sporgendosi divertito verso il tavolo del bar, tra le risate degli amici di paese.Su quella superficie in alluminio, tiepida, il sole batteva gentile la mattina in cui Alessandra ha incontrato Marino. Che pareva cercare proprio lui-lui, eppure nessuno dei due lo sapeva ancora. Ma sono bastati pochi minuti di chiacchiere per far dire "Sì "a Marino e lasciare carte e spuma da una parte. Una settimana dopo le mani di Marino sono tornate a lavorare davvero. Una zappa, un annaffiatoio, lo stesso sorriso di sempre. "Taglia qui, proprio qui, esatto, bravài"spiega paziente a Laura, maneggiando un paio di forbici che sono incoscienza e libertà allo stesso tempo. Come liberi rende qualsiasi lavoro, figuriamoci quello a contatto con la natura e l'aria aperta. Laura, grazie alla collaborazione tra la Cooperativa Sociale Naturalmente e la fondazione Allianz Umana Mente, fa parte dei progetti "Orto Felice"e "Aia Felice". Entrambe le esperienze prevedono che gli anziani di Castelnuovo Berardenga (tra le colline senesi, dove si produce il Chianti) insegnino a ragazzi con sindrome di Down, autismo o altre difficoltà cognitive, all'interno dell'azienda agricola San Felice (di proprietà del gruppoAllianz), non solo l'agricoltura ma anche a prendersi cura degli animali, tra orto e pollaio, oltre a produrre frutta, verdura, marmellate e conserve che vengono poi vendute al pubblico o servite sui piatti di alcuni ristoranti locali, anche stellati come to è `il Poggio Rosso"da120IZ Così, tanti nipoti per niente diversi hanno regalato a dei nonni acquisiti, che si sentono spesso esclusi e soli, talvolta addirittura inutili, una nuova vita: la possibilità di tramandare esperienza, storia, cultura e tradizione, con tutto l'amore possibile perla propria terra. Un cammino mano nella mano iniziato sei anni fa che la Regione Toscana ha inserito nei progetti meritevoli all'interno del bando di agricoltura sociale. «Un piano di agricoltura sociale, un esempio di welfare comunitario territoriale» come lo definisce Mario Cuccia, presidente di San Felice. Enoi di questo grande potere ne siamo convinti, to tocchiamo nello sguardo di Simone che, come ricorda sua mamma, all'Orto Felice è diventato adulto, scoprendo cosa sia l'impegno in compiti semplici e condivisi. Ea vederlo crescere cogliendo le olive insieme ad altri ragazzi e ai dipendenti dell'azienda, insieme anche alle nonne come Santina che all'Orto Felice viene «per stare bene e rigenerarsi», l'angoscia del distacco dai genitori è scomparsa. Mentre noi torniamo a sperare.

 

 

Pubblicato il:
14.06.2019
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16420242